Allenamento con Ventaglio

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Siamo pronti!?

Abbiamo organizzato il secondo appuntamento di

“Allenamento con Ventaglio”

Quando? domenica 5 Maggio prossimo

Dove? al Parco di Villa Margherita a Treviso.

Se tutti contribuiremo pensando che sarà una bellissima giornata di sole … lo sarà!

Nei prossimi giorni ancora qualche pillola sul Ventaglio, dalla tesi del nostro Maestro.

Stay Tuned!

Sono invitati tutti coloro che si vogliono cimentare in questa meravigliosa arte, anche neofiti!

Ovviamente serve un ventaglio, chi non ne fosse provvisto dovrebbe farcelo sapere qualche giorno prima.

Costo: 2o euro

. . . i fiumi maestri di vita

Oggi mi sento particolarmente impaziente . . . e “per caso” mi sono trovata tra le mani questo bel racconto . . .

L’allievo andò dal Maestro e disse: 
“Maestro, non ce la faccio più! Sono stanco. Da tempo lotto con tutte le mie forze per raggiungere il mio obiettivo, ma ogni volta trovo un ostacolo sulla mia strada. Ogni volta, c’è qualcosa che mi fa rallentare il mio cammino.
Ho la sensazione di allontanarmi dal mio sogno!”

Il Maestro, come era solito fare, guardò dritto negli occhi del suo discepolo, poi si alzò e disse: “Seguimi!”

L’allievo conosceva molto bene la sua Guida. Non disse nulla e affidandosi completamente, lo seguì.

Il Maestro e il giovane ragazzo, si incamminarono verso la vetta della montagna. 

Da quella altezza si poteva vedere meglio. Si aveva uno sguardo più allargato sul paesaggio e l’orizzonte sembrava più vicino. 

Il Maestro disse: “Vedi quel fiume? Sai qual è il suo unico obiettivo?”
Per l’allievo fu facile individuare il possente corso d’acqua e fu altrettanto facile rispondere alla domanda: “Certo! Il fiume scende dalla montagna con l’unico scopo di raggiungere il mare.”

Il Maestro accennò un sorriso, poi aggiunse: “Guarda il fiume! Osservalo attentamente. Potrebbe scendere direttamente in mare. Dal punto più alto della montagna, con la sua forza e la sua determinazione, potrebbe percorrere un tragitto lineare verso la tanto ambita acqua salata. 
Invece, no!
Nota il suo percorso tortuoso. Le sue curve. Tante insenature, molte deviazioni. In qualche punto, come puoi vedere, sembra quasi fermarsi, come se fosse più difficile continuare. In altri momenti, è più scorrevole e sicuro, sembra scivolare con più facilità. 

Ma quante cose impara, quel fiume. Quanti terreni conosce e ri-conosce. Quante piante e quanti fiori aiuta con il suo corso d’acqua. Quanta forza accumula. Quanta energia diffonde. 

Forse, ragazzo, questo vale anche per noi. Anche noi siamo costretti a deviare il nostro percorso, ad affrontare le nostre curve. A fare nostre tante cose e lasciare andare tante altre… prima di raggiungere il nostro mare.

Ps i fiumi, tutti i fiumi, nessuno escluso, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi per essere esatti, tre volte virgola quattordici (il famoso Pi Greco)…come se ci fosse una regola scritta da qualche parte.

ok, allora mi sono ricordata di fare un bel respiro, ho ringraziato e lasciato che le cose vadano con la velocità/lentezza che ritengono più opportuna.

Ancora non so, però sono certa che è proprio così che deve andare.
Francesca

Viet Tai Chi and me . . .

alessandra_padova

a cura di Alessandra Schiavinato  

 
Per i comuni mortali, cioè per quelli che come me non sono ancora stati in Vietnam e chissà quando potranno andarci, non resta che guardare le foto che il maestro Maurizio graziosamente condivide e sospirare.

A maggior ragione vedere da vicino il M° Phan Hoang e festeggiare 20 anni di Viet Tai Chi in Italia grazie al Maestro Bao Lan è un’occasione davvero unica.

È un po’ come sentirsi la seconda generazione di emigrati che finalmente incontrano il nonno (il Maestro Phan Hoang non me ne voglia, lo dico con affetto) delle cui gesta hanno tanto sentito parlare nelle varie riunioni tra parenti, condividendo i ricordi, guardando assieme le foto e i filmetti e festeggiando come si fa nelle grandi adunanze familiari.

Insomma, noi studiamo le forme, sudiamo sulle armi e sulle carte, tentiamo di imparare dove passano i meridiani energetici e a contare da 1 a 10 in vietnamita senza aggrovigliarci la lingua, tentiamo persino di cantare un mantra un po’ ostico di cui comprendiamo solo in parte il significato e … finalmente un pezzetto di storia dei progenitori si svela.

E’ magnifico, no?
Se penso all’immensa fiducia che il nostro Maestro Bao Lan ha riposto nel suo Maestro per intraprendere un nuovo cammino in Italia nel lontano 1992, e se penso alle sue ansie e scoramenti degli inizi, quasi mi commuovo. Quando leggo le sue parole mi sento orgogliosa di appartenere a questa bella realtà e di essere un piccolo pezzetto di un sogno che si sta avverando, si è già avverato.

Personalmente mi sono avvicinata al Viet Tai Chi grazie a mio figlio Matteo che aveva già da un po’ iniziato a praticare il Viet Vo Dao. Ne era talmente entusiasta che ogni fine settimana insisteva perché andassi a provare. Ora, lui tornava a casa dagli allenamenti con il kimono bagnato fradicio e con una cintura che puzzava peggio del taleggio. Diciamo che non era il tipo di cose che mi facessero morire dalla voglia di provare … però una domenica d’estate ci fu una specie di festa aperta a tutti dove si poteva provare e, un po’ per farlo contento un po’ perché noi donne siamo curiose (ma solo un po’ eh ), mi sono detta “dai tentiamo”.

La giornata era bella, la gente sembrava simpatica, i ragazzi in kimono facevano la loro porca figura e il maestro (Denis) ispirava fiducia: ancora non sapevamo di cosa fosse capace!

Abbiamo provato, cioè meglio dire scimmiottato, alcune forme tutti assieme all’aperto con un bel venticello e mi sono convinta che valeva la pena di provare a saperne un po’ di più.
Passate le vacanze estive mi sono iscritta e da allora non ho più mollato.
Certo per chi come me ha superato da pochissimo i vent’anni ☺ l’inizio non è stato così facile. Credo di averci messo un paio d’anni buoni e diversi stage prima di cominciare a comprendere alcuni misteri esoterici quali:

– smettere di andare a destra quando tutti vanno a sinistra,
– trovare le palestre a tempo di record,
– fare bene il nodo della cintura,
– capire la misura giusta delle magliette,
– fare una fila decente e ancora peggio fare un semicerchio (vero incubo per gli allievi di Denis)
– tenere il ventaglio come Dio comanda (vero incubo per gli allievi di Maurizio).

Sono tutti test di destrezza che mettono a dura prova il nostro sfibrato cuore.
Del resto alzi la mano chi non ha mai avuto un attacco cardiaco al suo primo Stage estivo a Pesaro??? “Ma questi no i se ferma mai? no i va in bagno?”, o alla prima volta che ha tenuto in mano il bastone e gli è stato chiesto di fare il Khiem Long Bong Phap???, o alla prima volta (ma anche alla seconda e alla terza e alla quarta…) che è stato chiamato a fare una forma appena imparata davanti a tutti i suoi compagni??? “Me par de aver el Parkinson”, o al primo esame a Padova “Dove diamine passa il meridiano della milza accidenti, ieri lo sapevo!”.
A proposito di esami, non so voi ma io per anni ho sognato l’esame di maturità (che nel mio immaginario era molto, ma molto peggio di quelli dell’università). Alla fine del primo anno il maestro Denis ci disse – e piovve come un fulmine a ciel sereno – che avremmo fatto l’esame per passare il 1° Chi. “Cosaaaaaaaaaaaa????” metà di noi cadde come morta. “Ancora esami???? Noooo, please” …. e invece, nonostante gli attacchi di panico e le ansie da prestazione, abbiamo fatto l’esame e pure diverse esibizioni in pubblico e altre cose terrificanti.

Mettersi in gioco è una delle costanti della nostra disciplina. Trovarsi di fronte a un ostacolo vuol dire fare i conti con la propria e l’altrui personalità, misurarsi e conoscersi: il Viet Tai Chi in questo senso offre a tutti l’occasione di intraprendere un lungo percorso alla conoscenza di se stessi. Nessuno infatti nasce perfetto invece tutti possiamo migliorare.
Domenica 18 Novembre allo Stage Internazionale ho osservato il Maestro Phan Hoang saltare da terra sul tavolo come se niente fosse (noi chiudevamo gli occhi per timore che si sfracellasse) e mi sono detta: certo con l’età la capacità di sostenere un combattimento sicuramente viene meno, ma anche se il corpo diventa più vecchio e più lento può sempre essere un corpo agile: questo è un fatto che non dobbiamo mai dimenticare.
Fin dall’inizio sono rimasta affascinata dalla forza e dall’armonia dei movimenti delle arti che apprendiamo e se gli allenamenti talvolta sono molto duri, i risultati sono il premio di tanto sforzo e tanta tenacia.
E’ vero il Viet Tai Chi mi procura di tanto in tanto qualche stiramento però mi insegna a stare in equilibrio e a non cadere – o a cadere meglio – che poi nella terza età tornerà utile spero! Ha fatto di me una quasi cardiopatica questo è certo ma anche una Lara Croft (mmmmhhh… no, meglio togliere) una Super Sayàn (mmmmhhh… see, magari), una bionda Lucy Liu (hahaha… buona questa): beh qualcosa dovrà pur aver fatto (una Sailor Moon?).

Scherzi a parte, mi sembra che più di tutto il Viet Tai Chi mi aiuti ad essere una persona migliore con gli altri e con me stessa. Mi insegna a disciplinare il mio carattere, a fare i conti con la rabbia e a cercare l’armonia nei gesti e nei pensieri, a fidarmi che i limiti possano essere spostati sempre un pochino più in là di quel che penso, ad affrontare le mie paure piuttosto che farmi governare da loro, ad accettare la mia emotività e tentare di trasformarla positivamente.
Sono cosciente che da questo immenso deposito di saggezza posso attingere per dare un senso più pieno alla mia esistenza.

Ringrazio tutti i Maestri, gli Istruttori e i Vo Sinh che ho incontrato: persone davvero speciali.

Alessandra Schiavinato