Angelica e il suo 1° Dang

18 Maggio 2018, Angelica e altri allievi della nostra scuola erano pronti per un passaggio importante. Questa la sua testimonianza.

Ed eccoci finalmente al temuto esame per la cintura di I Dang. 4 anni sono passati, anzi sono volati, oserei dire, e mai avrei immaginato di arrivare ad ottenere questo grado, anche perché sento di essere ancora un’allieva con l’amata cintura di raso blu.
Siamo in tanti, della nostra scuola, a sostenere l’esame a Pesaro e non solo per la cintura nera.

Nonostante tutto sono tranquilla, è una festa per me; la tesi mi piace e mi sento più preparata sulla pratica che sulla teoria in realtà, ma si tende solo alla perfezione, no?!! Il mio turno arriva in un batter d’occhio e, in men che non si dica, sono seduta davanti al maestro Bao Lan a discutere la mia tesi; nessun tipo di ansia mi attanaglia e dopo poco il maestro Bao Lan sorride, non ricordo neanche più per cosa. Ecco, ho finito!!! Dopo la tesi, è il turno di mostrare agli altri maestri cosa ho imparato in questo quarto anno di pratica di viet tai chi; non temo il giudizio, perchè so che chi mi guarda ha più esperienza di me e poi, come dice il nostro maestro, “dovete solo mostrare cosa avete imparato, nulla di più”.
C’è un po’ di confusione, perché gli esami si sono prolungati troppo e lo stage deve iniziare, ma in un baleno è tutto finito e il maestro Bao Lan ci raduna per comunicarci i voti del nostro esame, anche se ciò che conta è aver fatto del proprio meglio per stare bene e tanto c’è ancora da fare e da perfezionare; un voto non racchiude la complessità di una persona, è solo un punto di vista.

Dopo tutto questo, lo stage può iniziare anche per noi; ma non è ancora finita, domenica ci spetta la cerimonia per formalizzare il passaggio da cintura blu a cintura nera.
È un momento emozionante: sentire dire ad alta voce il proprio nome, avere alle spalle il proprio maestro che osserva in silenzio, alzarsi in piedi, nonostante gli spilli alle gambe per lo stare troppo in ginocchio, e lasciarsi mettere la cintura nera dagli stessi maestri con cui hai sostenuto gli esami, cercando di memorizzare tutto il procedimento, così da poterlo ripetere da sola da oggi in poi.
Questa cerimonia, a parer mio, racchiude la devozione che è legata alla pratica del viet tai chi; sarà un ricordo indelebile.
Questi tre giorni sono stati faticosi, ma condividere questi momenti con i propri compagni e con il proprio maestro, ripaga di tutto il sudore versato e delle poche ore di sonno fatte; da lunedì, in palestra, ci aspetta un primo sguardo alle nuove forme che saranno complesse, ma sono davvero entusiasta di impararle.
Nulla sembra essere cambiato, ma in realtà un altro passo per la conoscenza di me stessa è stato fatto; la strada è lunga e percorrerla accanto ai propri compagni e con la guida del nostro maestro, la renderà una passeggiata interessante che non voglio assolutamente perdere.

Angelica Laera

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Traguardo o percorso : qual’è il più importante ?

Quando ho rotto il menisco e ho dovuto interrompere gli allenamenti per affrontare l’intervento  e poi la riabilitazione ho avuto un po’ di tempo per pensarci.

L’insoddisfazione di non poter cogliere il frutto di tanto lavoro svolto (accidenti perderò un altro anno, non potrò fare l’esame, resterò indietro…) mi aveva fatto scivolare l’umore sotto le scarpe e quindi mi sono chiesta se il traguardo fosse più importante del percorso.

Il Machiavelli scriveva che” nelle azioni il fine giustifica i mezzi”,  quindi che il traguardo è assolutamente prioritario sul percorso.

Se prendessimo per giusta questa affermazione allora pur di raggiungere un obiettivo potrebbe succedere – o rendersi addirittura necessario – di trascurare i passaggi che occorrono a raggiungere la meta.

Se al contrario pensassimo che il percorso è prioritario sul traguardo, verrebbe da chiedersi se abbiamo idea di dove vogliamo arrivare e soprattutto se l’obiettivo che ci siamo posti è raggiungibile per noi.

Personalmente credo che siano importanti  sia il percorso sia il traguardo.

Alla meta che abbiamo scelto di raggiungere occorre dedicare tempo ed è importante che questa non diventi un’ossessione.  Se ci saremo impegnati con costanza, e se saremo stati obiettivi con noi stessi, non c’è dubbio che ci arriveremo.

Ci vorrà il tempo necessario. Necessario  A NOI ovviamente, perché siamo tutti individui diversi, ognuno con le proprie potenzialità, con la propria capacità fisica e mentale, con i propri limiti e valori. E probabilmente siamo diversi anche nel tipo di obiettivi che ci siamo posti.

Meglio allora non concentrarci sul traguardo diventando ansiosi e sprecando energie preziose. Meglio  goderci piuttosto il “viaggio”, le relazioni umane che lo hanno reso più ricco e piacevole,  gustare le cose che abbiamo imparato, trarre piacere dai gesti, dalle forme ben fatte, e dagli insegnamenti  che ci hanno resi migliori.

Insomma, meglio rallegrarsi dei risultati raggiunti e di come siamo riusciti a progredire:  in fondo stiamo praticando per elevare noi stessi e crescere come persone, non per appuntarci una medaglia al kimono.

Se poi durante il percorso saremo capaci di stare rilassati, ogni tanto proviamo pure  a immaginare di averlo già raggiunto il nostro obiettivo. Ci fermiamo un momento, sgomberiamo la mente dai dubbi e dalle incertezze che mettono in ombra le nostre capacità, immaginiamo la situazione in cui vorremmo essere e restiamo un po’ lì a goderci quella bella sensazione.  Poi riprendiamo il nostro cammino, fiduciosi del fatto che ce la possiamo fare, anzi … che ce la faremo.

Madre Teresa di Calcutta ha scritto una frase che mi ha fatto molto riflettere :  “Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza “.

Quindi mi sono detta:  in effetti non esiste UN SOLO TRAGUARDO, esistono INIFINITI TRAGUARDI.  Allora che fretta c’è ? Tanto,  una volta arrivati … si riparte subito !

Alessandra S. / A.S.D. Thien Lo

 

Attività Motoria all’Aria Aperta per Tutti, una bella mossa!

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Il prossimo 6 Maggio 2014 inizierà il Progetto
Attività Motoria all’Aria Aperta per Tutti!

Il progetto nasce all’interno delle iniziative della Rete Trevigiana per l’Attività Fisica “Lasciamo il segno”.

Presso il Parco di S. Artemio della Provincia di Treviso si svolgeranno delle LEZIONI GRATUITE* di varie discipline sportive rivolte a tutte le età.

Noi A.S.D. Tinh Vo Mon,
saremo presenti a partire dal 6 Maggio 2014
il sabato mattina dalle 9:30 alle 11:30;

e a partire dal 4 giugno 2014 anche
il mercoledì pomeriggio dalle 18:30 alle 20:00

Progetto Attività motoria piantina allegato
Sarà un’ottima occasione per praticare insieme immersi nella natura.
Vi aspettiamo!

Programma complessivo:
Calendario attività nel parco 2014

(*tessera di iscrizione e copertura assicurativa annuale per l’associazione scelta: 6€)

Fiore: Diario di viaggio

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Poco prima di Natale, Maurizio, Denis, Carlo, Igino, Fausto, Katia e Fiore sono andati in Vietnam. Per alcuni era la prima volta. Sarebbe stato carino da parte loro documentare il viaggio sia scattando qualche foto, riprendendo dei video e perchè no, redigendo un diario.
Fiore si è “offerto” di farlo; a seguire troverete le sue “memorie”. Nella nostra pagina Facebook, potrete inoltre trovare molte immagini.

Verso il Vietnam.
Nell’immaginario comune al Vietnam è legato il ricordo di quella guerra durata 15 anni, dove la più grande macchina bellica di tutti i tempi, l’America (USA) dovette alla fine ritirarsi sconfitta.
Una lotta impari contro un colosso che riuscì a sganciare più bombe che durante l’ultimo conflitto mondiale su questo lungo lembo di terra bagnato da mari miti e abitata da genti pazienti. Tanto pazienti al punto di costringere gli invasori ad una disastrosa ritirata e a proclamare la vittoria il 30 Aprile 1975 dopo aver dato un tributo immane di vittime durante e dopo il conflitto… Si, anche dopo, poiché le varie sostanze sganciate dai “B 52” e dagli altri mezzi militari hanno fatto nascere figli deformi: poveri angeli senza ali ma pur sempre angeli senza colpe se non quella di essere nati da un atto d’amore.
Il Vietnam è anche questo, ma non solo….

Partenza.
Che io fossi eccitato per il viaggio lo si può comprendere dal fatto che ho scordato i pantaloni nello spogliatoio il giorno prima della partenza. Quelli del kimono, per l’esattezza, ritrovandoli al mio ritorno.
La cronaca incomincia con la partenza da Venezia il 19 dicembre. Da solo, perché assolutamente sfigato quando si tratta di prendere aerei (vedi Ofir). È una bellissima giornata e voliamo verso il sole, Doha si avvicina.
15.45 sopra la Grecia, altitudine 10668 mt, velocità 864 Km/h, temperatura esterna -60°;
16.10 quasi quasi schiaccio un pisolino ma ho paura di russare e di rovinare così l’immagine degli italiani all’estero…
17.20 le hostess, da sole, valgono il prezzo del biglietto: carine, gentili e professionali! Sento si essere meno incazzato con Qatar Airways per la lunghezza del viaggio d’andata… sarà per l’effetto del vino o per quello della patata che mi sento più disponibile verso il genere umano?

Doha, notte.
Ho incontrato una coppia di fidanzati friulani che domani proseguiranno il loro viaggio verso Bangkok ed insieme abbiamo preso un taxi, raggiunto i rispettivi alberghi, concludendo il tragitto in prossimità del vecchio centro della città. Il luogo si chiama “Golden Suk” ed è quello delle fotografie, un posticino niente male dove siamo riusciti a consumare una cena in un ristorantino gestito da un egiziano. Grazie Serena e Michele per la vostra simpatica compagnia. Buon Viaggio! Buon Vento! Buon Tutto!
La mia camera è molto bella e mi sorprende il fatto che nel bagno ci sia un cartello che recita pressappoco così: l’acqua è un bene prezioso, non sprecatela! Singolare, a prescindere dal lusso…

Il giorno dopo ho visitato la città insieme a Charles.
Chi è Charles? Si tratta del tassista ghanese che avrebbe dovuto lasciarmi in aeroporto. Una volta giunto alle partenze internazionali e dopo essermi reso conto del fatto che gli altri sarebbero arrivati soltanto a notte inoltrata, ho chiesto a Charles di mostrarmi la città. Ho perduto tutte le fotografie scattate nel lungomare e con lo sfondo dei grattacieli e me ne rammarico ancora, mi resterà comunque il ricordo dello City Center e delle sue scale mobili e di tutti quei lavoratori stranieri che lo affollano nei momenti di riposo.
L’impressione che ne ho riportato è quella che i qatarioti non amino particolarmente i lavori della vile manodopera e che amino meno ancora vedere le loro donne lavorare, Doha è perciò densamente popolata da una miriade di filippini e cingalesi che fanno i lavori più umili e necessari.

10.45 Sono riuscito a fare il check in con largo anticipo e ad imbarcare la valigia grande. Sosta al bar Costa all’ingresso dell’aeroporto dove mi diverto a fantasticare sulle persone che passano e sugli avventori del locale. Le donne arabe sono graziose anche quando sono così imbacuccate nei loro abiti tradizionali: fascino e femminilità si adeguano alle esigenze culturali!
Qualche giretto outside, c’è vento, chi l’avrebbe mai detto che avrei dovuto indossare il giubbotto?
Dopo varie merendine mi decido a superare i controlli e ad entrare alle partenze: incomincia l’attesa del gruppo!
Dopo qualche ora trascorsa in giretti vari, profumato come una vecchia checca, poiché le varie promotrici commerciali, quelle che vendono profumi, mi hanno spruzzato di tutto, vado ad aspettare gli altri.

Arrivati! Alleluia! Ci siamo ricongiunti come parenti lontani (che stronzata ho scritto) e siamo andati a consumare un abbondante spuntino nell’attesa dell’alba e del nostro volo. Facce stravolte dalla stanchezza ma semo sempre bej!!!

Verso Saigon.
Abbiamo dormito tanto durante il volo, ma siamo comunque sfiancati dalla nottata in aeroporto e dal lungo volo, anche se gli anziani del gruppo sembrano avere più vitalità dei giovani (scusate se è poco).
Mentre sto’ scrivendo stiamo sorvolando il Myanmar: la meta si avvicina! Siamo avvolti dal sole anche se ci dicono che a Saigon sta’ piovendo, sono pervaso dall’euforia e così mi alzo e vado a controllare il resto del gruppo.

Dicembre, 21-22-23-24 Saigon.
E chi ha più il tempo di scrivere la cronaca del viaggio: Saigon è stupenda e caotica! Una città di venti milioni di abitanti ci ha accolto con tutti i suoi rumori e con i suoi odori. La cucina vietnamita è un qualcosa di indescrivibile e stupendo. Bisogna soltanto provarla. Qui, in Vietnam! Ci siamo nutriti e deliziati con i piatti più svariati senza mai restarne delusi!

Qui ci si muove con lo scooter, gli scooters sono milioni: milioni, giuro! E’ il mezzo più comodo nel traffico della città ed è davvero impressionante vedere le ripartenze ai semafori dove migliaia e migliaia di motorini partono ruggendo come tante Ferrari a due ruote.

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A Saigon ci aspettava Nga, la nostra cara “Gnan”, che ci ha fatto da chioccia allenandoci il mattino di buon’ora e portandoci poi dappertutto… che avremmo fatto senza di lei?
Abbiamo visitato il museo della guerra e visto gli effetti sulle persone delle sostanze che gli americani hanno bombardato al suolo. Non smetterò mai di pensare all’inutilità della guerra e alla sua barbarie, rifacendomi alle riflessioni fatte nel “90-“91 nellex Jugoslavia; cambiano le divise ma gli uomini sono sempre gli stessi!

Al mattino andiamo al parco ad allenarci con Gnan e con il suo vecchio maestro di Viet Tai Chi; i ragazzi fanno Viet Vo Dao con lei, mentre io Denis e Maurizio facciamo ventaglio con il maestro e siamo molto più fortunati di loro: Gnan non scherza quando si allena!

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E’ impressionante vedere quanta gente, fin dalle prime ore del mattino, fa qualcosa di salutare: chi con il ventaglio, altri con la spada, con il bastone, chi fa tai chi e chi invece pratia arti marziali di altro genere. Me l’avevano detto, ma vederlo è tutta un’altra cosa!

Sempre da turisti abbiamo visitato i tunnel dei Vietcong nella giungla: pochi budelli giusto per il marketing. Nulla a confronto di kilometri e kilometri scavati nella terra in cui palpitava la ribellione al sopruso, quasi la terra avesse un cuore nuovo, linfa dalla quale nacque la vittoria. Ma considerazioni a parte, la “gita” durò la bellezza di duecento kilometri. Tutti con lo scooter! Attraverso piantagioni di alberi della gomma. Culi quadrati, gambe molli, orecchi devastati dal rumore del traffico e, per il povero Igino, dalle mie grida, alla sera eravamo cotti.
A Saigon ho conosciuto “Tiger”, una bionda niente male, compagna di libagioni per tutto il resto della nostra permanenza.
Dopo questi intensi giorni, la sera del 24 dicembre siamo partiti per Nha Trang, la nostra destinazione: abbiamo preso il treno, le cuccette per la precisione ed io ho lasciato nel vagone la macchina fotografica ed un paio di vecchi occhiali da vista…

Nha Trang.
Bella, forse meno affascinante dell’incasinata Saigon, ma certamente più salubre. Credo venga considerata alla stregua di una Jesolo o Rimini del Vietnam, con tutti i suoi alberghi ed i turisti che provengono dai paesi più svariati: Russia, Corea, Cina, Europa, America e lo stesso Vietnam! Il mare è incazzoso ma bello, credo si tratti del Mare della Cina, io però non lo vedrò perché anche questa volta mi tocca una camera senza finestra… fanculo l’economia!

La Gnan è un sergente di ferro, incominciamo gli allenamenti con lei alle 6,30 del mattino fino alle 8,00; noi ci alziamo presto, ci troviamo tutti giù fuori dell’albergo alle 6.20 e poi andiamo con lo scooter fino ad un grande spiazzo in riva al mare dove la nostra aguzzina ci attende per farci lavorare.
Io e Katia (ci ha raggiunti a Saigon il 24) facciamo una forma di spada che, complice il mare e la sua bellezza, non abbiamo ancora, a tutt oggi metabolizzato; ai ragazzi va peggio: Gnan è sempre più esigente, mano mano che cresce l’allenamento crescono le sue pretese (ah ah ah), calci pugni e parate a non finire…
Alle 8.00 finisce l’allenamento e si va a fare colazione al Me Trang, sulla rotonda dopo il ponte verso la palestra del maestro Dong Vu. Li abbiamo conosciuto Thi Ut (Vu), che ride sempre… mi guarda e ride, sarò così buffo mi chiedo io? Beh, the a parte, è tutto molto buono.

Dong Vu…
Il mitico Dong Vu ci accoglie simpaticamente, felice di rivedere il nostro maestro e Denis. E’ un signore anziano e molto magro ma possiede un’energia immensa.
Ha anche una fidanzata giovane e bella, beato lui che ce la fa ancora…
I suoi allievi sono quelli delle fotografie: quattro fratelli, due sorelle e due maschi e un ragazzo magro magro un po’ idisciplinato ma decisamente simpatico.

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Welcome.
Questa è la mia storia, la storia di un signore di mezza età che si reca nel lontano oriente credendo di trovare chissà cosa e che, d’un tratto, diventa “welcome”… lo diventa non perché “friendly” o simpatico. Lo diventa perché incontra lui, il tappettino del khi cong, dove trascorrerà ore e ore (dalle 10.00 a mezzogiorno e dalle 16.00 alle 19.00) a fare i suoi esercizi. Imperterrito ed imperturbabile, quasi il mondo fosse cosa secondaria rispetto a quell’idillio con welcome.
Ma tutto insegna e tutto aiuta nel misterioso oriente…

A Saigon credevo di aver mangiato divinamente, ma non avevo ancora fatto i conti con la Gnan…

Gnan è una cuoca superlativa!

Brava, fantasiosa, pulita e attenta. Gnan ci ha condotti per le delizie di una cucina sana ed essenziale ma dal sapore divino. Domanda: siamo per caso noi italiani quei presuntuosi che dicono che la dieta mediterranea sia la più sana del mondo? Cazzate! Scusate, ma quando ci vuole, ci vuole! Riso, pesce, poca carne e tanti vegetali; niente pane, solo al mattino con le “ovette”e delle verdure da panico, saporite e profumate. Dieta mediterranea? Ma mi faccia il piacere!!!

E che dire dei bambini?
Io che li adoro ho visto tanti bei musetti sorridenti e non mi stancavo mai di fotografarli, quali assistessi ad un miracolo ogni volta e temessi mi scomparissero di colpo tanto sono belli e dolci.
Ma anche le ragazze non sono niente male… e non se la tirano come le loro colleghe italiane che sembrano detenere il “monopolio dea fritola”!
Sanno di essere belle e autentiche, perché barare?
Fanno anche degli ottimi massaggi.

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Abbiamo concluso il nostro soggiorno a Nha Trang offrendo una bella cena cucinata dalla Gnan al maestro Dong Vu e ai suoi allievi, poi tutti al karaoke dove Carlo ha dato il meglio di sé… poveri orecchi: è riuscito a cantare in vietnamita!

Il 3 gennaio siamo tornati a Saigon!
Cavolo che malinconia!

Si stava così bene a Nha Trang.
Beh, a Saigon siamo stati capaci di uccidere un cobra e di cibarcene… ne provo ancora il rimorso. Secondo me è un vero delitto uccidere un animale così regale per soddisfare un capriccio da turisti, ma l’ho mangiato anch’io ed è inutile fare l’ipocrita a cose fatte… no lo rifarò, anche se il gusto non era niente male (ah ah ah) povero cobra.
In un ristorante dove avevamo pranzato, io e Katia abbiamo voluto assaggiare due “scios” giganti, delle lumache mai viste ma deliziose.

Nel nuovo albergo avevo la finestra. Finalmente!

Le fotografie documentano un altro momento di assoluto relax: Gnan mi ha preso per mano e mi ha condotto in un salone di barbiere, credevo di farmi la barba e invece…. Caspita, è successo di tutto! Barba, peeling, maschera di bellezza, pulizia chirurgica degli orecchi e infine massaggio!

Era l’epilogo: dopo giorni meravigliosi il rientro!!!

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Pesaro 2013 Stage Nazionale V.T.C.

pesaro 2011

Il centro VIET TAI CHI di Padova, su delega del Viet Tai Chi Italia, organizza l’annuale stage nazionale di Viet Tai Chi.

Lo stage si terrà in data 23 – 26 MAGGIO 2013 a PESARO

Maestri e Atleti verranno ospitati in un hotel in prossimità del mare.
Il programma prevede oltre 12 ore di allenamento, esami federali, corsi di teoria, attività in gruppo, divertimenti vari…

L’insegnamento sarà sotto la Direzione Tecnica del Maestro Bao Lan, Direttore Tecnico del Viet Tai Chi Italia, coadiuvato dagli Istruttori del Viet Tai Chi Italia.

E’ un appuntamento importantissimo per tutti i praticanti, insegnanti, istruttori del Viet Tai Chi.
L’invito di partecipazione è esteso anche ai loro familiari, amici e simpatizzanti per vivere tre giornate in allegria.

PROGRAMMA DELLO STAGE
Giovedì 23 maggio
Arrivo e sistemazione negli alloggi
Esami ore 17.00-20.00

Venerdì 24 maggio
Allenamento ore 08.30 -11.00
Esame ore 11.00 – 12.30 allenamento per dimostrazioni
Esame ore 15.00 – 17.00 allenamento per dimostrazioni
Allenamento ore 17.00 – 19.00
Per coloro che non sostengono l’esame saranno previsti allenamenti guidati dagli Istruttori, particolarmente finalizzati alla preparazione della serata dimostrativa,

Sabato 25 maggio
Allenamento ore 08.30 -13.00
Esami ore 10.30 -12.30
Corsi e attività varie ore 14.30-16,30
Allenamento ore 16.30-19.00
Per coloro che non sostengono l’esame saranno previsti allenamenti guidati dagli Istruttori, particolarmente finalizzati alla preparazione della serata dimostrativa.
Ore 21.00 – 22.30 serata di festa con dimostrazioni di Viet Tai Chi

Domenica 26 maggio
Allenamento ore 8.00-11.00
Cerimonia di chiusura e pranzo finale

Il Ventaglio, in “pillole” – 2° puntata

Maurizio Foschi

In occasione del nostro prossimo allenamento con Ventaglio che si terrà la prossima domenica5 maggio 2013, dalle ore 9:00 alle ore 12:00 a Treviso, Villa Margherita. Eccovi un’altra “pillola” dalla Tesi del nostro Maestro:

Hong Hac Nghinh Phong “la gru rossa coglie il vento”
Storia del Ventaglio in occidente
Il ventaglio è uno strumento antichissimo ed il suo uso si perde nella notte dei tempi quando l’uomo, per muovere l’aria o scacciare gli insetti, agitò inconsciamente la mano verso di sè.
In Egitto il rinvenimento di numerosi reperti documenta l’impiego quotidiano del ventaglio fin dal 3200 a.C.. La sua forma era rigida, non pieghevole; i modelli a lungo manico erano portati da dignitari importanti e venivano agitati per rinfrescare il sovrano, per tener lontano gli insetti o per proteggerlo dai cocenti raggi solari come parasole. Ve ne erano di tutti i tipi, alcuni fatti con le foglie del loto oppure con quelle di palma, ma di sicuro i più appariscenti erano quelli con le piume di struzzo. Gli stessi avevano soprattutto un significato divino poiché rappresentavano l’uccello sacro “ Ba”.
Nell’iconografia funebre simboleggiavano il soffio generatore di vita per il defunto e l’aria per poter respirare nella Duat (aldilà).
Il flabello era conosciuto anche con il termine nefet che significa “Colui che soffia” e gli Egizi credevano che le piene del Nilo fossero causate dallo spostamento dell’aria che spingeva ovunque le acque per fertilizzare la terra.

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