Sarà tutto come prima?

È stato un anno difficile e non credo sia una novità per nessuno.

È stato un anno in cui la pratica della nostra disciplina è stata altalenante a volte relegata in piccoli spazi casalinghi: una parte del soggiorno, una cameretta, o perché no, in cucina, davanti ad uno schermo più o meno grande o uno smarthphone.

Quando il tempo ce l’ha permesso siamo usciti in giardino o ci siamo ritrovati nei parcheggi di qualche supermercato. D’estate al parco e, incuranti del freddo e oscurità, nei parcheggi d’inverno, sempre nel rispetto di distanziamento e mascherine.

Insomma, abbiamo fatto di necessità virtù per non smettere di praticare quest’arte della buona salute, non solo fisica.

Abbiamo dovuto fare i conti con le cose più banali, le più scontate: la palestra accessibile, la presenza delle persone, la gestione del nostro tempo e dei nostri spazi.

Credo che ognuno di noi abbia tentato di trasformare questa difficoltà in opportunità, fa parte della nostra filosofia di vita, a volte riuscendoci a volte meno, ma non è mai mancata la voglia di ripartire e condividere fatica, ma anche soddisfazioni.

Ci sarà perfino tornata la voglia di ripetere mille volte la stessa forma per renderla più vicina possibile all’idea di perfezione del nostro maestro, chissà?

In ogni caso tra poco riprenderemo ufficialmente.

Sarà tutto come prima? No, non credo, non siamo più le stesse persone, abbiamo dovuto rivedere le nostre priorità, a volte subire quelle imposte dagli altri. Ciò che continuerà ad accomunarci sarà la voglia di stare bene, di regalarci momenti a volte faticosamente ritagliati dai tanti impegni che abitano la nostra vita, di ritornare ad una idea di normalità.

Credo che sarà ancora più bello ritrovarsi.

Francesca

Benessere in Oncologia

benessere in oncologia

A Treviso, Martedì 2 ottobre presso il Dipartimento di prevenzione la Madonnina, riprende il corso di Viet Tai Chi per pazienti oncologici, aperto anche ai familiari e addetti ai lavori.

Saranno presenti all’apertura anche le autorità del Comune di Treviso, la dirigenza della ULSS2, Zetagroup e la Fondazione altre parole onlus.

L’ Appuntamento è per martedì 2 ottobre ore 18:30 terzo piano ex chiesetta.

 

Angelica e il suo 1° Dang

18 Maggio 2018, Angelica e altri allievi della nostra scuola erano pronti per un passaggio importante. Questa la sua testimonianza.

Ed eccoci finalmente al temuto esame per la cintura di I Dang. 4 anni sono passati, anzi sono volati, oserei dire, e mai avrei immaginato di arrivare ad ottenere questo grado, anche perché sento di essere ancora un’allieva con l’amata cintura di raso blu.
Siamo in tanti, della nostra scuola, a sostenere l’esame a Pesaro e non solo per la cintura nera.

Nonostante tutto sono tranquilla, è una festa per me; la tesi mi piace e mi sento più preparata sulla pratica che sulla teoria in realtà, ma si tende solo alla perfezione, no?!! Il mio turno arriva in un batter d’occhio e, in men che non si dica, sono seduta davanti al maestro Bao Lan a discutere la mia tesi; nessun tipo di ansia mi attanaglia e dopo poco il maestro Bao Lan sorride, non ricordo neanche più per cosa. Ecco, ho finito!!! Dopo la tesi, è il turno di mostrare agli altri maestri cosa ho imparato in questo quarto anno di pratica di viet tai chi; non temo il giudizio, perchè so che chi mi guarda ha più esperienza di me e poi, come dice il nostro maestro, “dovete solo mostrare cosa avete imparato, nulla di più”.
C’è un po’ di confusione, perché gli esami si sono prolungati troppo e lo stage deve iniziare, ma in un baleno è tutto finito e il maestro Bao Lan ci raduna per comunicarci i voti del nostro esame, anche se ciò che conta è aver fatto del proprio meglio per stare bene e tanto c’è ancora da fare e da perfezionare; un voto non racchiude la complessità di una persona, è solo un punto di vista.

Dopo tutto questo, lo stage può iniziare anche per noi; ma non è ancora finita, domenica ci spetta la cerimonia per formalizzare il passaggio da cintura blu a cintura nera.
È un momento emozionante: sentire dire ad alta voce il proprio nome, avere alle spalle il proprio maestro che osserva in silenzio, alzarsi in piedi, nonostante gli spilli alle gambe per lo stare troppo in ginocchio, e lasciarsi mettere la cintura nera dagli stessi maestri con cui hai sostenuto gli esami, cercando di memorizzare tutto il procedimento, così da poterlo ripetere da sola da oggi in poi.
Questa cerimonia, a parer mio, racchiude la devozione che è legata alla pratica del viet tai chi; sarà un ricordo indelebile.
Questi tre giorni sono stati faticosi, ma condividere questi momenti con i propri compagni e con il proprio maestro, ripaga di tutto il sudore versato e delle poche ore di sonno fatte; da lunedì, in palestra, ci aspetta un primo sguardo alle nuove forme che saranno complesse, ma sono davvero entusiasta di impararle.
Nulla sembra essere cambiato, ma in realtà un altro passo per la conoscenza di me stessa è stato fatto; la strada è lunga e percorrerla accanto ai propri compagni e con la guida del nostro maestro, la renderà una passeggiata interessante che non voglio assolutamente perdere.

Angelica Laera

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Vietnam e Tai Chi

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Il Taijiquan o Tai Chi Chuan si presuppone sia arrivato in Vietnam per mezzo di scambi avvenuti durante le guerre tra Cina e Vietnam durante l’invasione della dinastia dei Ming nel 1400 d.c.
L’entrata dei cinesi può essere stata la causa della diffusione del Taijiquan, della sua propagazione attraverso la popolazione e degli scambi con le già presenti culture marziali vietnamite.

Alcune ricerche hanno portato a considerare che il Tai Chi Chuan sia stato portato dal M° Trieu Truc Khe, esperto dello stile Tang Lang.

Si racconta che il Maestro nel 1945 si rifugiò nel porto di Hai Phong, nel Vietnam del Nord, per sfuggire alla grave situazione di instabilità politica in Cina durante e dopo la seconda guerra mondiale.

Nel 1954, in seguito alla separazione del paese in Vietnam del Nord e Vietnam del Sud, si trasferì a Saigon (Ho Chi Minh City), dove divenne membro dell’associazione di arti marziali Tinh Vo Mon (la purezza delle Arti Marziali).

Da questa associazione prese un considerevole numero di forme e le introdusse nel suo programma di insegnamento. Durante il suo soggiorno a Saigon, il M ° Trieu Truc Khe decise di creare una propria scuola in cui infondere la sua conoscenza delle arti marziali cinesi.

Nel 1968 egli lasciò il Vietnam e si trasferì a Hong Kong, dove insegnò fino alla sua morte, avvenuta il 3 agosto, 1991. La sua lunga permanenza in Vietnam, gli permise di sviluppare un’ importante scuola locale di Thai Cuc Duong Lang, con sede a Cholon, nel quartiere cinese di Ho Chi Minh City, a rappresentarla è la M° Tran To Nu.

tai chi-2Negli anni a seguire si venne a conoscenza che nel 1956 un importante dirigente del partito comunista dal nome Zhoe Enlai, allora primo ministro degli esteri e a capo del governo della Repubblica popolare cinese, fu incaricato di allacciare rapporti diplomatici con il Vietnam e durante una sua visita ad Hanoi incontrò Ho Chi Minh (rivoluzionario e politico vietnamita, Primo Ministro del Paese dal 1946 al 1954 e suo Presidente dal 1954 al 1969) a cui parlò dei benefici del Taijiquan sulla salute e di come sia una buona pratica per far rimanere in buone condizioni gli anziani.

A quel punto Ho Chi Minh chiese che fosse insegnato a lui e ad alti funzionari vietnamiti il Taijiquan. L’insegnamento del Taijiquan fu affidato, dal Primo Ministro, al grande Maestro Gu Liuxin dalla fine di gennaio ad aprile del 1957: fu così che i quadri del partito comunista cinese sfruttarono il Taijiquan come stratagemma per instaurare scambi diplomatici con il partito comunista vietnamita.

Il M. Gu Liuxin è ricordato per essere stato il più grande praticante, ricercatore e teorico di arti marziali; dedicò tutta la sua vita al Taiji e al Wushu nella sua evoluzione e sviluppo: il suo lavoro ebbe un impatto enorme sia all’interno sia al di fuori della Cina.

Tra gli altri Maestri che si sono succeduti in seguito, si può ricordare la Maestra Man Nhi della scuola Trieu Gia.

M° Maurizio Foschi

Traguardo o percorso : qual’è il più importante ?

Quando ho rotto il menisco e ho dovuto interrompere gli allenamenti per affrontare l’intervento  e poi la riabilitazione ho avuto un po’ di tempo per pensarci.

L’insoddisfazione di non poter cogliere il frutto di tanto lavoro svolto (accidenti perderò un altro anno, non potrò fare l’esame, resterò indietro…) mi aveva fatto scivolare l’umore sotto le scarpe e quindi mi sono chiesta se il traguardo fosse più importante del percorso.

Il Machiavelli scriveva che” nelle azioni il fine giustifica i mezzi”,  quindi che il traguardo è assolutamente prioritario sul percorso.

Se prendessimo per giusta questa affermazione allora pur di raggiungere un obiettivo potrebbe succedere – o rendersi addirittura necessario – di trascurare i passaggi che occorrono a raggiungere la meta.

Se al contrario pensassimo che il percorso è prioritario sul traguardo, verrebbe da chiedersi se abbiamo idea di dove vogliamo arrivare e soprattutto se l’obiettivo che ci siamo posti è raggiungibile per noi.

Personalmente credo che siano importanti  sia il percorso sia il traguardo.

Alla meta che abbiamo scelto di raggiungere occorre dedicare tempo ed è importante che questa non diventi un’ossessione.  Se ci saremo impegnati con costanza, e se saremo stati obiettivi con noi stessi, non c’è dubbio che ci arriveremo.

Ci vorrà il tempo necessario. Necessario  A NOI ovviamente, perché siamo tutti individui diversi, ognuno con le proprie potenzialità, con la propria capacità fisica e mentale, con i propri limiti e valori. E probabilmente siamo diversi anche nel tipo di obiettivi che ci siamo posti.

Meglio allora non concentrarci sul traguardo diventando ansiosi e sprecando energie preziose. Meglio  goderci piuttosto il “viaggio”, le relazioni umane che lo hanno reso più ricco e piacevole,  gustare le cose che abbiamo imparato, trarre piacere dai gesti, dalle forme ben fatte, e dagli insegnamenti  che ci hanno resi migliori.

Insomma, meglio rallegrarsi dei risultati raggiunti e di come siamo riusciti a progredire:  in fondo stiamo praticando per elevare noi stessi e crescere come persone, non per appuntarci una medaglia al kimono.

Se poi durante il percorso saremo capaci di stare rilassati, ogni tanto proviamo pure  a immaginare di averlo già raggiunto il nostro obiettivo. Ci fermiamo un momento, sgomberiamo la mente dai dubbi e dalle incertezze che mettono in ombra le nostre capacità, immaginiamo la situazione in cui vorremmo essere e restiamo un po’ lì a goderci quella bella sensazione.  Poi riprendiamo il nostro cammino, fiduciosi del fatto che ce la possiamo fare, anzi … che ce la faremo.

Madre Teresa di Calcutta ha scritto una frase che mi ha fatto molto riflettere :  “Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza “.

Quindi mi sono detta:  in effetti non esiste UN SOLO TRAGUARDO, esistono INIFINITI TRAGUARDI.  Allora che fretta c’è ? Tanto,  una volta arrivati … si riparte subito !

Alessandra S. / A.S.D. Thien Lo

 

Diamoci una mossa!

parco provincia

DATTI UNA MOSSA!

È una proposta dell’Assessorato allo Sport – settore promozione del Territorio della Provincia di Treviso [dott. Marika MazzaroloResponsabile Ufficio Sport – Settore Promozione del Territorio] e Dipartimento di Prevenzione ULSS 9 [dr.ssa Manuela Mazzetto Servizio Igiene e Sanità Pubblica Dipartimento di Prevenzione ULSS 9 Treviso] in collaborazione con “Lasciamo il segno” la rete Trevigiana per l’attività fisica che si rifà alla Carta di Toronto.

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Di cosa di tratta?

La Carta di Toronto, redatta nel maggio 2010 da un gruppo di esperti del Global Advocacy for Physical Activity (Gapa), si propone come testo di riferimento a livello mondiale per la promozione dell’attività fisica e degli innumerevoli vantaggi a essa correlati. Uno stile di vita attivo, favorito e accompagnato da un parallelo sviluppo eco-sostenibile dell’ambiente in cui viviamo, aiuta a prevenire le patologie collegate a comportamenti poco salutari oltre a presentare un effetto di ricaduta positiva, in termini di risparmio, sul piano economico.

Una “chiamata alle armi” per dare vita, insieme all’amministrazione pubblica, la società civile, le istituzioni accademiche, le associazioni private, i cittadini ecc., a un complesso di azioni individuali e collettive con l’obiettivo di promuovere e applicare un nuovo programma di salute globale. Una vera e propria advocacy.

La nostra Associazione, unitamente ad altre del territorio, è stata invitata a partecipare al progetto.

Il Viet Tai Chi: un insieme di movimenti fisici e di tecniche di gestione dell’energia interna, adatto a tutte le età; grazie a movimenti attentamente studiati e alla respirazione, aiuta la persona che lo pratica a gestire e migliorare il proprio benessere ed equilibrio psicofisico.

Perfettamente in sintonia quindi con i presupposti del progetto.

Il calendario proposto da Lasciamo il segno era, in generale, molto articolato e prevedeva per la nostra associazione due appuntamenti settimanali di 1 ora 1/2 il mercoledì, tardo pomeriggio, e 2 ore al sabato mattina nei mesi di: maggio, giugno, luglio e settembre.

Un bell’impegno ma anche un’interessante opportunità; praticare Viet Tai Chi all’aperto è completamente diverso dal farlo all’interno di una palestra.

Moscerini e zanzare a parte, immergersi nella natura, respirare nel verde … è veramente un’altra storia. Lo scenario della Provincia è straordinario, alberi secolari e prati perfettamente rasati ti stuzzicano; una delle prime cose che fai è toglierti le scarpe e praticare a piedi nudi…

L’occasione era ghiotta: 2 allenamenti settimanali a costo zero… fin dai primi giorni avevamo capito che l’attività non solo incuriosiva, ma piaceva; di volta in volta ogni partecipante (maschi e femmine di diverse età) la proponevano ai loro amici e nel giro di poche settimane il numero di allievi è quadruplicato!

È una grande soddisfazione per chi insegna [Il M° Maurizio Foschi, coadiuvato dai suoi Istruttori e Allievi] e l’entusiasmo diventa contagioso. La passione del Maestro viene trasmessa agli allievi e il loro feedback positivo ripaga… un circolo virtuoso!

Le sessioni di allenamento prevedono una prima parte che coinvolge respirazione e riscaldamento muscolare e articolare. Si passa poi al programma accademico della nostra formazione – quyen (forme) – alternato alla spiegazione di aspetti filosofico/concettuali che caratterizzano la nostra didattica.

Noi che pratichiamo da qualche tempo quest’arte, pensiamo che sperimentare la nostra disciplina sia la migliore promozione.

Sentire le risposte che il nostro corpo ci restituisce rispetto alle sollecitazioni che gli proponiamo, valgono più di mille parole.

Ci fermeremo il mese di agosto e riprenderemo a settembre e, tempo permettendo, continueremo per tutto il mese.

È la prima volta che gli enti locali cittadini, promuovono benessere e prevenzione in questa modalità e speriamo non sia l’ultima…
Siamo convinti che è un ottimo modo per promuovere l’attività fisica e gli innumerevoli vantaggi a essa correlati.